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PERCHE’ UN SUB SI SPINGE COSI’ LONTANO AD ELEVATE PROFONDITA’…

 

“Il mondo è il mio grembo e il grembo di mia madre fu il mio primo mondo”

Ronald Laing, I fatti della vita.

L’acqua è il principio di tutte le cose.

È la conclusione a cui giunse Talete di Mileto dopo essersi posto il problema dell’archè, ovvero dell’elemento naturale che conferisce unità alla realtà. Il pensatore greco era convinto che l’acqua fosse principio di vita, inseparabile da questa.

Il primo contatto con il mondo avviene attraverso l’acqua, l’acqua materna che amorosamente ci protegge e ci culla, la stessa che ci accompagnerà per tutta la nostra esistenza.

L’intimo intreccio tra passato, presente e futuro è segretamente racchiuso nell’acqua ed è uno stimolo costante per l’istinto esploratore dell’essere umano.

Chi pratica immersioni subacquee comprende bene come il mare sia segno di vita: una vasta distesa di acqua che permette di mettersi in contatto con le proprie origini.

L’immersione può essere una risposta all’esigenza dell’inconscio individuale e collettivo di recuperare quel rapporto arcaico tanto con la condizione intrauterina dove la vita si svolge nell’acqua quanto con le profondità del mare dove vivono i pesci, nostri lontanissimi antenati.

Il muoversi in acqua viene a configurarsi come un possibile viaggio verso la più sorprendente scoperta della propria storia di vita (vissuti, fantasie, stati emotivi repressi o rimossi) e della storia del mondo sommerso.

Accostarsi al mondo acquatico in modo positivo e costruttivo offre un senso di ampio e prolungato benessere nel quale sciogliere le tensioni fisiche e psicologiche del proprio essere.

L’essere umano, immergendosi in acqua, avverte immediatamente numerose sensazioni legate ai cinque sensi, ognuno dei quali provvede ad analizzare secondo le proprie competenze.

Rilassamento, benessere, freddo, paura, sollievo… innumerevoli le percezioni che in qualche modo coinvolgono il corpo umano nell’habitat sottomarino e lo inducono a particolari comportamenti.

Per godere pienamente l’immenso fascino del mare è fondamentale abituare la propria psiche e il proprio organismo a nuove e innaturali condizioni, quindi rafforzare la connessione mente-corpo e prestare attenzione alle percezioni sensoriali che si ricevono.

Ogni immersione inizia con il suggestivo movimento tra due ambienti radicalmente diversi: la terraferma e il mondo marino. Si passa dalla gravità alla fluttuazione, dalla pressione costante alla pressione in rapido incremento, dallo sguardo che in superficie spazia a perdita d’occhio alla visibilità che sott’acqua è limitata ad alcuni metri…

Sono solo alcune delle differenze che danno vita a un’esperienza sensoriale totalmente differente. Quell’esperienza in cui le energie, impegnate in superficie nella fatica del sostentamento, si dirigono a una differente relazione con l’ambiente con l’obiettivo di rafforzare e sperimentare percezioni corporee e cognitive nuove o già esistenti.

Certamente vi possono essere nell’immersione aspetti legati al piacere di superare una demarcazione, di andare oltre i limiti della natura, di infrangere una barriera.

Perché un sub si spinge così lontano ad elevate profondità? Le risposte sono molteplici: la ricerca di avventura e di nuove emozioni, confrontarsi con le variabili non ponderabili che rendono lo svolgimento di questa attività imprevedibile, il bisogno personale di accrescimento, di autorealizzazione e di auto-perfezionamento, il voler provare la sensazione di eccitazione dovuta alla possibilità di essere in pericolo, la ribellione alle leggi della natura che hanno assegnato il mare ai pesci e agli uomini la terra, la profondofilia (ovvero la ricerca e l’attrazione per la profondità), la sensazione di estraneità o affinità nei confronti dell’ambiente marino, il voler vivere una vita parallela a quella terrestre in cui vi è una grande libertà personale, l’amore per la natura e la curiosità per le diverse specie che popolano le lunghe barriere coralline, le grotte sottomarine, gli anfratti e le secche, le formazioni a media o elevata profondità.

L’attività subacquea, dunque, può essere un modo per mettere concretamente alla prova il proprio fisico, uno strumento che tira in ballo anche le proprie capacità inconsce, creative e adattive.

Ma esistono tante altre sfaccettature che caratterizzano il mondo subacqueo.

La sinuosità delle onde che cullano e accarezzano e il movimento dell’acqua percepito sul corpo possono far emergere e accrescere in colui che si accosta al mondo acquatico il forte desiderio di abbandonarsi totalmente al mare sperimentando così un immenso piacere anestetico che libera momentaneamente da tutto ciò che rinvia alla quotidianità.

L’assenza di peso, che crea la sensazione di volare, e la mancanza di rumore nel mondo sommerso fanno percepire in modo intenso a chi si immerge come funziona il suo organismo, il suo respiro e come la sua mente sappia governarlo.

I paesaggi marini cambiano a seconda delle condizioni atmosferiche provocando diverse emozioni e regalando prospettive sempre nuove.

Nel mondo sommerso non si è mai soli: si ha la possibilità di avvicinare creature di un altro mondo, in alcuni casi davvero rare. I colori, i movimenti, le diverse forme di vita subacquea, la scoperta di un mondo che a prima vista non si può vedere suscitano nel sub un’emozione di autentico contatto con la natura, una sensazione unica di profondità interiore. Nella psiche curiosità, meraviglia e attrazione danzano armonicamente tra loro.

Intraprendere questo sport è più semplice di quello che si pensi. Non richiede particolari doti fisiche o psichiche che non possano essere apprese nel tempo.

A tal proposito è sufficiente pensare alla subacquea come uno degli sport più accessibili a persone con diversa abilità e a come l’esperienza sott’acqua venga anche utilizzata in qualità di terapia per il trattamento dell’ansia e del panico. Sono questi gli elementi, uniti ad altri, che hanno tratteggiato lo stato dell’arte della psicologia subacquea.

Nel 1925 Eugenio Montale parlava del mare come se fosse la vita. Nella lirica Falsetto, egli scriveva: “L’acqua è la forza che ti tempra, nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi: noi ti pensiamo come un’alga, un ciottolo, come un’equorea creatura che la salsedine non intacca ma torna al litio più pura”.

 

BE CURIOUS,

STAY ACTIVE,

THINK ADVENTURE.

Dott.ssa Angelica D’Amico

Esperta in psicologia clinica e dinamica

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